Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ufficializzata dall’ Assemblea Generale della Nazioni Unite perché la violenza contro le donne è ritenuta di fatto una violazione dei diritti umani.
“Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata. “
(Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 all’art.1)
Quest’anno vorrei sottolineare e porre l’accento sulla parte del danno psicologico menzionato come “violazione” dei diritti umani e quindi, quanto sia da non sottovalutare la violenza psicologica che colpisce molte donne quotidianamente.
Ne voglio parlare perchè in prima persona ho “vissuto” questa esperienza insieme ai miei figli per anni…..e posso dire che…..
E’ una violenza sottile e invisibile, non riconoscibile ma che provoca effetti devastanti e spesso inguaribili…
Purtroppo il manipolare, sminuire o insultare sono azioni molto più comuni della violenza fisica, soprattutto in casa, ma anche al lavoro, si verificano spesso degli episodi di violenza psicologica.
Nonostante ciò, non si denunciano né se ne parla, perché c’è proprio la difficoltà nell’ individuare la violenza psicologia per via della mancanza di lividi evidenti.
Invece, le aggressioni psichiche di solito non sono occasionali ma si mantengono nel tempo ed agiscono come la goccia d’acqua sulla pietra: costante, continua, che causa un’erosione di difficile rimedio e anche difficile da notare se la si osserva due volte in un breve lasso di tempo.
Con la violenza psicologica l’aggressore intaglia poco a poco la mente dell’altra persona fino a screditarla, seminando la paura impedendole di realizzare le sue attività con normalità…
facendola sentire inferiore, mettendola in ridicolo davanti agli altri, insultandola, disprezzandola, giudicandola o addirittura minacciandola.
Con questo tipo di violenza, nasce la dipendenza; la vittima sente di non valere nulla e, quindi, si sente dipendente in tutto dal suo partner o aggressore.
La vittima perde la voglia ed il coraggio di uscire di avere amici, di vedere i genitori o i familiari e parenti
In primo luogo, questo comportamento non si denuncia perché il più delle volte la persona aggredita non si rende conto di nulla…
Il lavoro psicologico è stato così “sottile” da non essere percepito come negativo, ma normale e persino atteso, infatti, spesso si sente dire che “lo fa perché mi ama” ….
E poi c’è da dire che se la persona ha riconosciuto di subire una violenza psicologica, trova difficile dimostrarla (a differenza del maltrattamento fisico).
Nella maggior parte dei casi la famiglia o gli amici della vittima notano cambiamenti nel modo di fare o negli atteggiamenti di entrambe le parti e persino le aggressioni verbali avvengono in un contesto di riunione.
Questa violenza psicologica, non viene denunciata per paura:
A volte la vittima deve tornare a casa, convivere con il maltrattatore e subire per timore che succeda qualcosa ai figli .
Infine,poi, l’assenza di intervento da parte delle autorità e l’assenza di legislazioni in molti paesi che riguardano la violenza domestica, sia fisica che psicologica, rendono molto difficile per la vittima denunciare la situazione.
Mi sono spesso chiesta perchè alcune persone, soprattutto noi donne, ci troviamo a dover subire questo tipo di violenza?
Cosa ci porta a ricevere in cambio del loro amore, insulti e disprezzo gratuito?
Molto spesso chi subisce violenza psicologica si ritrova a mendicare attenzione e affetto da qualcuno che, invece, non è altro che fonte di egoismo e di indifferenza.
A seconda delle persone con le quali ci relazioniamo o del momento della nostra vita in cui ci troviamo, saremo più propensi a diventare vittime di quelle persone che hanno bisogno di disprezzare gli altri per ingannare la propria autostima.
Questo significa che, a volte, perdiamo la dignità perché ci blocchiamo e non sappiamo come reagire di fronte a situazioni che implicano episodi di manipolazione e di sottomissione.
Il messaggio che vorrei trasmettervi oggi è: “non dovete perdere qualcuno per orgoglio, ma non dovete nemmeno perdere la dignità per qualcuno”.
Bisogna rispettare se stessi e mantenere la propria dignità; non bisogna perderla per niente e per nessuna persona che non ci merita.
Le persone che amano se stesse tendono ad essere più coerenti e gentili verso gli altri rispetto a coloro che, invece, non si apprezzano.
Chi si rispetta considera fare del male agli altri un’azione terribile e il pensiero “mi sono comportato male con quella persona” distorce la propria immagine di “persona buona e positiva per gli altri” tanto da impegnarsi per risolvere il problema ed evitare che accada nuovamente.
Allo stesso modo, per le persone che hanno una bassa autostima, commettere atti meschini non risulta essere così terribile, poiché danno meno valore a se stessi e non devono quindi nutrire la buona immagine che hanno di sé.
Quando qualcuno ci delude, ferisce una parte di noi, ma nonostante tutto, la pelle ricresce sulla ferita, anche se l’importante è che cicatrizzi dall’interno.
Questo vuol dire che la dignità non ci fa uscire indenni quando subiamo un danno, ma mantenendo forte e presente la nostra identità, saremo più abili nel gestire la possibilità che qualcuno ci abbandoni, o che ci facciano del male fino ad ucciderci anche il corpo fisico oltre alla nostra persona.
Si diventa cosi una persona integra e autentica che, nonostante i danni subiti, continua a camminare guardando sempre avanti e a testa alta, perché si conosce e sa quanto vale, anche se le circostanze o le persone negative vogliono convincerla del contrario.
Perciò quando ci ritroviamo a dover scegliere tra la presenza o la carenza di dignità, è allora che dovrebbe iniziare a suonare il campanello d’allarme che ci segnala la necessità di un addio o di un cambiamento. Soprattutto perché, come abbiamo già detto, non si può rinunciare alla propria salute emotiva per niente e per nessuno
Nonostante tutto, arriva un giorno in cui apriamo gli occhi, accendiamo quella luce interiore che ci connette direttamente con le nostre emozioni per dire “basta”.
È allora che ci rendiamo conto che l’unica persona a cui dobbiamo dimostrare qualcosa siamo noi stesse e non gli altri.
Perché quando siamo entrate in connessione con le nostre necessità, il mondo inizia a girare seguendo il suono di un’altra musica, più rilassante e bella.
Se ti trovi in questa situazione…contatta chi ha vissuto una situazione simile. e per quanto sia possibile, è bene allontanarsi al più presto dall’aggressore affinché il problema non abbia conseguenze tragiche o irreparabili.
La compagnia delle persone a noi care, può essere un ottimo incentivo di cui si ha bisogno per cambiare la propria vita.
Non dimentichiamo che rafforzando l’autostima delle persone che amiamo, contribuiamo a renderle più forti dinanzi ad aggressioni di questo tipo.
L’età migliore per una donna è quella in cui impara a sentirsi libera e inizia a compiere i suoi sogni….Questo è il mio personalissimo modo per cercare di esprimere quanto vorrei che questa giornata non avesse senso di esistere.
Rosy Cervellera